Val d’Orcia in moto, come in un quadro

Il racconto della nostra giornata in moto per visitare la Val d’Orcia e le sue colline dolci. Per 400 chilometri percorsi e “tanta grazia”.

Visualizzazioni: 16

Facebook
Twitter
WhatsApp
LinkedIn
Val d'Orcia in moto, come in un quadro

Val d’Orcia, un incanto in cui immergersi in moto. Per nutrire l’anima e dare alla giornata “quel tocco in più”.

Una passeggiata in moto in Val d’Orcia, alla giusta andatura, quindi con la contemplativa velocità di chi non gioca “a chi ce l’ha più grosso”, è quello che ci vuole per iniziare a percorrere chilometri dopo la calura di agosto.

Il sole si fa più morbido, meno sfrontato e la passeggiata diventa una vera e propria catarsi.

Ce ne partiamo io con Brunilde e il mio amico e nuovo compagno di avventura, Gianluca, con la sua nuova (in realtà ottimamente usata) V Strom 800, in versione black, alle 8 quando si capisce che l’aria è cambiata.

Sosta di rigore per fare rifornimento e via sulla Cassia Bis dove ci ritroviamo con l’altra V Strom 800 guidata dal mio amico Alberto. Amo percorrere la Cassia Bis e girarmene per la Tuscia, lo sapete. Sarà perché ho percorso quasta strada per 15 anni lavorando alla Tattilo Editrice, sarà perché ha le giuste curve che non ti fanno venire il mal di testa, insomma, anche Brunilde ci lascia volentieri le sue tracce.



Siamo in direzione Sutri quando Alberto opta in direzione Nepi. Immagino voglia fare la strada dei Monti Cimini. Avrei preferito saperlo perché è notoriamente fredda e io e Guanluce siamo con i giubbottini traforati estivi.

In realtà cominciamo a girarcela per strade disconnesse e strette, con trattori e macchinari che raccolgono nocciole a rallentare l’andatura, passiamo per Carbognano e Fabrica di Roma, lambiamo varie zone industriali di produzione ceramica e stiamo per finire sull’autostrada. Alt, fermi tutti, mi rimetto a fare io il capocolonna e cerco di riprendere la mia amata Cassia.

Morale della favola: dopo diversi chilometri e qualche smadonnamento, approdiamo sulla Cimina, con un freddo che addormenta le dita e rende difficoltoso il cambio marce, e arriviamo nel caos di Viterbo dove si stanno allestendo i preparativi per la festa di Santa Rosa che è in programma la sera e che qualche minchiocefalo dai disturbi mai curati avrebbe volentieri rovinato (ma si è attaccato al tram).

Finalmente siamo sulla strada giusta. Dobbiamo arrivare a Pienza per fare visita all’Hotel Corsignano dove amo andare in periodi critici e voglio chiedere alcune cose. Ci passo sempre bellissimi momenti. Merito di Simona e tutto lo staff che ci tratta con amicizia e professionalità. Passato Montefiascone, finalmente la strada è quella ad hoc. La Cassia, ad un certo punto, si interrompe. Svoltiamo per Radicofani.

L’andatura è “lieta” come piace a me e Gianluca. Alberto non approva perché è più “arzillo”, noi più “zen”. Abbondano gli autovelox e mi piace immergermi nel paesaggio per farnbe parte come solo in moto si riesce a fare. Se corro troppo, tutto questo non avviene.



Verso Radicofani, comincia quella campagna che sembra un quadro. Colline dolci, sovrumani silenzi, le rotture di coglioni sembrano far parte di un altro pianeta.

Giungiamo a Pienza, sosta per un panino al Consorzio agrario e l’acquisto di qualche prodotto tipico. Albertoha fretta e decide di tornare. Noi dopo essere passati all’Hotel Corsignano, senza fretta, decidiamo di tornare a Roma. L’aria si è riscaldata, il sole accarezza le colline della Val d’Orcia come fosse un abbraccio protettivo alla terra dopo una notte intima.



Ci fermiamo per fare qualche scatto. Madonna di Vitaleta, Poggio Covili, location del Gladiatore, sono punti ambiti che infatti risultano sempre piuttosto affollati. Ma l’atmosfera è unica. Quella grazia silenziosa dell’essere lì e da nessun altra parte. Anche le nostre moto ringraziano.



Tornando, alla fine saranno 410 i chilometri percorsi, sosta per il caffé al delizioso borghetto di San Lorenzo Nuovo che arriva prima di Bolsena, la cui forma, come in un presepe si vede da lontano. Prima di rimetterci in sella, di ammirare la strada che lambisce i riflessi specchiati sul lago che smbra già un’ottobrata, ci facciamo una “cameratesca chiacchierata”, di quelle che danno valore ai chilometri.

Poi un vento amorevole ci accompagnerà fino a casa, con un sole sempre più amichevole. Una giornata così aggiunge qualcosa. E andare in moto diventa una vera e propria terapia.

Facebook
Twitter
WhatsApp
LinkedIn

POTREBBERO INTERESSARTI

GIORNALISTA, MOTOCICLISTA E CAMMINATORE

“Le corse in moto e il fastidio della modernità, il gusto della solitudine e il perdersi nella massa, l’ansia d’assoluto e il minuto mantenimento del presente, uomo del suo tempo eppure nato fuori tempo, asceta ed esteta”.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e garantire il corretto funzionamento del sito. Continuando a utilizzare questo sito, riconosci e accetti l'uso dei cookie.

Accetta tutto Accetta solo i necessari